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Prov.: Roma
Città: roma
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Inserito il - 03/11/2006 : 15:03:46
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La sera...
la sera buia di fari di città, la sera del rientro dal lavoro in tangenziale, priva di unamità, incolore di luci gialle dei grandi lampioni metropolitani, fatta di assedi e lotte consumate all'ultimo centimetro per un pezzetto di asfalto, un metro di ipocrisia.....
Me ne stò lì, semplicemente lì, stupidamente lì, ipnotizzato dalle luci degli stop, accerchiato da un SISTEMA che ha orari precisi, percorsi definiti, riti da osservare, lì sulla mia vespa bianca, immobile ed assente, lobomotizzato di "falso progresso" aspettando il mio turno, lottando anch'io per un metro di asfalto viscido come questa umanità rassegnata.
Poi da dietro un clacson mi suona, è il suono di un vecchio cicalino, ma non riconoscendolo mi volto d'istinto, l'istinto di una belva brutalizzata, nella gabbia delle belve....
"Che c'è? Che voi? Dove vuoi che vado... ad ammazzarmi?"
Un sedicenne a bordo di una vespa special rossa fiammante (ma piena di errori) con lo sguardo del cerbiatto accerchiato dalle belve mi guarda e mi dice: " spostati un poco e seguimi", lo faccio passare, sale sul marciapiede nel punto basso, percorre pochi metri e facendomi cenno di seguirlo si getta nell'oscurità di una sbarra contorta, di tre gradini ed un sentiero di strada bianca che costeggia il fiume...
L'aria fredda ora si attanaglia, il buio di alberi neri accompagna due vespe nella notte, dopo alcune centinaia di metri sbuchiamo da una rete bucata su un altro marciapiede, lontani dal caos ma curiosamente poco distanti da casa mia, una ginkana a dire il vero affatto pericolosa, in quel pezzetto di mondo umido e verde dimenticato dagli uomini del piombo e del cemento.
Il ragazzo si volta, non dice una parola, medio ed indice della mano sx a forma di V, il "saluto dei Vespisti", veloce ingrana la prima e scompare inghiottito dalla fretta e dalla città, tra golghi di luci rosse di stop d'auto...
Rimango di sasso, su un marciapiede, poco distante da casa mia, l'aria fredda del fiume sembra avermi riportato alla lucidità di sempre, e quel ragazzo forse mi ha tratto in salvo da un mostro colossale che uccide le sue prede prima ipnotizzandole...
Avevo dimenticato....
certo, avevo dimenticato....
Il senso vero delle cose, la gentilezza di un gesto, di una parola, la mano che si tende ad aiutare.... ero prigioniero del nulla ed avevo dimenticato.
Vespe nella notte vennero ad indicarmi la strada,
schivando le mie unghie feroci mi presero per mano e mi condussero lì, in quel posto dove alberga la ragione, il sorriso e l'amicizia.
Lo avevo dimenticato...
ma non accadrà mai più.
VESPISTI NELLA NOTTE.
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pugnodidadi |
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