Ricorso contro la multa: purtroppo non sempre conviene

Ci arriva una multe ingiusta: facciamo ricorso o paghiamo ugualmente ugualmente?

A chi non è mai capitato di vedersi notificare una multa ingiusta?
A me stesso ( mi hanno clonato la targa di una Vespa) e a moltissimi altri onesti cittadini rispettosi del Codice della Strada.
Il dilemma, in questi casi, riguarda l'opportunità di fare ricorso alle autorità competenti oppure "turarsi il naso" e scegliere di pagare ugualmente, per evitare lungaggini e fastidi burocratici.
La prima raccomandazione consiste nell'accertarsi che non si tratti di una delle tante "cartelle pazze" in circolazione, vale a dire la notifica di una multa che si è già provveduto a pagare. Anche in questo caso, comunque, spetta al cittadino dimostrare di avere saldato il debito.
In tutti gli altri casi, qualora si ritenga di aver subito un'ingiustizia, due sono le strade percorribili per un eventuale ricorso: rivolgersi al Giudice di pace oppure al Prefetto della provincia in cui si è ricevuta la multa.

Qual è la differenza tra le due autorità? Apparentemente nessuna ma in realtà, nel caso in cui si perda il ricorso, chi ha deciso di rivolgersi al prefetto si vedrà automaticamente raddoppiare la cifra da saldare, chi ha optato per il giudice di pace potrà anche non subire questo raddoppio, perché è il giudice stesso a stabilire se ed in che misura aumentare quanto dovuto (ovviamente l'importo della multa deve essere comunque pagato). Non è certo una differenza trascurabile.

Qualunque sia l'autorità alla quale ci si rivolge, il ricorso può essere effettuato entro 60 giorni dalla notifica della contravvenzione e quest'ultima deve avvenire entro 150 giorni ( 5 mesi) dall'accertamento dell'infrazione: dunque, se viene notificata oggi una multa per un'infrazione accertata sei mesi fa, non si deve assolutamente pagare, essendo fuori tempo massimo.

E se tutto è in regola? Le possibilità di vincere un ricorso sono piuttosto limitate e riguardano casi abbastanza specifici: per il divieto di sosta si può sperare in una conclusione positiva nel caso di errori sul verbale, in particolare qualora si verifichi uno sbaglio nell'indicazione della data della presunta infrazione, vale a dire dimostrando di non essersi trovati nel luogo indicato nel giorno e nell'ora dell'accertamento, attraverso la presentazione della relativa documentazione e di eventuali testimoni.

Altra possibilità per vincere il ricorso, sempre per il divieto di sosta, consiste nel dimostrare che il cartello indicante il sopracitato divieto non era provvisto del numero di autorizzazione del Comune, obbligatorio per legge. Scarse, come ormai si sa, le probabilità di vittoria nel caso di contestazione di multe accertate tramite autovelox: è vero che molti giudici di pace hanno dato ragione agli automobilisti riguardo ad apparecchi non a norma, ma è altrettanto vero che la Corte di Cassazione si è pronunciata a favore degli autovelox, confermando la validità delle multe inflitte con questo metodo, siano o meno presenti sul posto agenti di controllo.

Un ultimo suggerimento agli sfortunati che si ritrovino con l'auto bloccata dalle famigerate ganasce fiscali per un errore di notifica: la soluzione più rapida consiste nel pagare per liberare l'auto e citare in seguito il responsabile per danni: purtropo è l'unica soluzione per non avere l'auto bloccata fino al termine del ricorso.

(tratto e riadattato da "ftaonline", 25-2-06)

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