Beata Bruna Pellesi - Maria Rosa di Gesù

 Grazie Beata Bruna Pellesi, diventerai certo Santa - Una missionaria d’amore che ha sperimentato nel dolore la felicità in Cristo Maria

Ho deciso di dedicare una pagina come tributo a questa Beata.
Perchè proprio lei?
Perchè un giorno mi è stato consegnato un suo "santino" e, colpito da quello sguardo pieno di dolce tenerezza che sprigiona amore e bontà, mi sono incuriosito e ho letto un po' della sua storia, della sua difficile vita fatta di sofferenze e disagi, ma che nonostante tutto ha sempre regalato amore e felicità a tutti, offrendo generosamente a Dio la sua sofferenza.
E' stata beatificata per un Miracolo attribuitole, ma ho sempre portato con me la sua immagine che riesce a farmi superare i momenti più o meno  difficili che mi trovo ad affrontare.
Non posso scendere in particolari privati, ma sono convintissimo di avere ricevuto da lei più di una Grazia, e anche per questo, oltre che per il suo sorriso rassicurante, le devo tanta riconoscenza. Gianluca


Bruna Pellesi ha sperimentato nel dolore la felicità in Cristo, Maria Rosa Pellesi è la religiosa beatificata a Rimini il 29 aprile 2007

Ha speso la sua vita con amore nel dolore ma è sempre stata felice di offrire la sua sofferenza a Dio e per l’umanità. Questo ha portato Maria Rosa Pellesi agli onori degli altari. La religiosa della Congregazione delle Suore Francescane Missionarie di Cristo, morta nel 1972 all’età di 55 anni, è stata proclamata Beata nella cattedrale di Rimini, dal cardinale José Saraiva Martìns, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Maria Rosa, al secolo Bruna, è nata il 10 novembre 1917 a Frignano sul Secchia, nel modenese, da genitori contadini dalla fede profonda ed ultima di nove fratelli, era una ragazza vivace, che amava vestirsi bene, alla moda e che non lesinava la cura del proprio corpo. Era corteggiata dai giovani, era una delle bellezze del paese.
Era colma del desiderio di amare e di essere amata. A 17 anni conosce l’amore per un giovane del paese, lo frequenta per un po’ di tempo, poi lo lascia perché il suo cuore batte già per un Altro: Cristo è diventato il termine esclusivo del suo amore.
Nel 1933, con la morte di due giovanissime cognate che avevano lasciato sei bambini, Maria Rosa si sente coinvolta e fa loro da mamma. Ma contemporaneamente intensifica la sua vita cristiana.
A 23 anni lascia la famiglia per entrare fra le Suore Francescane Missionarie di Cristo.
A 26 anni è colpita da tubercolosi, malattia che l’accompagnerà per tutta la vita, cioè per 27 anni.
Fu ricoverata 3 anni al Sanatorio di Gaiato di Modena e 24 al "Pizzardi" di Bologna. Le estraevano il liquido dai polmoni anche 5 volte al giorno.
Il dottor Rossi, un medico del Pizzardi, ricorda: “Quante volte, per necessità di cure, ho trafitto con grossi aghi il costato di suor Maria Rosa: io solo, certamente molte volte; più di mille un giorno ne contai nella cartella clinica; ma altri medici, per anni ancora, dovettero continuare quell’intervento quotidiano. Io non ho sentito, mai, dico mai, un lamento”.
Costretta all’inerzia, era tuttavia l’anima della sua Famiglia religiosa: era il respiro ampio, la freschezza mentale, la nobiltà d’animo.
Il 6 novembre 1972 è trasportata all’Istituto San Giuseppe di Sassuolo, dove vivrà gli ultimi venticinque giorni della sua vita.
Con un fil di voce regala il distillato del suo cuore: “Lo dico in un momento in cui non posso tradire… quello che conta è amare il Signore. Sono felice perché muoio nell’amore, sono felice perché amo tutti”.
Sono le ultime parole. Poi spira dolcemente alle ore 20 del 1° dicembre 1972.

 

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